La certificazione dei contratti è una delle più significative novità introdotte dalla Riforma Biagi. Ha l'obiettivo di accrescere le tutele dei lavoratori già in fase di incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma anche di ridurre il notevole contenzioso in materia di lavoro.
L'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è stata la prima sede universitaria, in Italia, ad essere autorizzata allo svolgimento di tale attività, che dal 22 febbraio 2005 - giorno dell’iscrizione della Commissione di Certificazione del Centro Studi Internazionali e Comparati DEAL (Diritto Economia Ambiente e Lavoro) nell'apposito Albo istituito presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - ad oggi si è andata via via incrementando.
L'istituto risulta ancora poco conosciuto nonostante le notevoli opportunità di certezza che garantisce ai lavoratori e alle imprese che decidono di ricorrervi. Grazie alla certificazione è infatti possibile rivolgersi ad una sede altamente qualificata per verificare se il contratto presenti i requisiti di forma e contenuto richiesti dalla legge. L'effetto, in sostanza, è quello di diminuire non solo l'eccessivo numero di controversie giudiziali tra imprese, ma anche tra lavoratori e datori di lavoro, ed in particolare quell’uso “distorto” dei contratti di lavoro (specie autonomo) che poi danno luogo alla precarizzazione del mercato.
Peraltro le commissioni di certificazione sono chiamate a svolgere pure importanti funzioni di consulenza e di assistenza attiva al lavoratore e all'impresa, sia in relazione alla stipulazione del contratto sia, successivamente, in occasione di eventuali modifiche al medesimo, con ovvie conseguenze sulla possibile "tenuta" del contratto in caso di contestazione davanti alla magistratura.
La procedura da seguire per attivare la certificazione ha carattere volontario ed è molto semplice: le parti di un contratto di lavoro o di un contratto in cui sia dedotta, anche indirettamente, una prestazione di lavoro (e quindi appalto, somministrazione, subfornitura, trasporto, nolo a caldo, ecc.) devono presentare apposita istanza, sottoscritta da entrambe, allegando i rispettivi documenti di identità. Nell'arco di 30 giorni verrà emesso il provvedimento finale. La Commissione di Certificazione ha competenza sull'intero territorio nazionale.
L'istituto può, tra l'altro, essere letto anche in chiave di Responsabilità Sociale d'Impresa e di valorizzazione del capitale intangibile (nello specifico di capitale umano) in quanto sviluppa e rafforza il senso di appartenenza e di condivisione degli obiettivi e dei risultati dell’azienda, con riflessi positivi sui processi di lavoro e di diffusione nella cerchia parentale, amicale e sociale del cosiddetto positive word of mouth, il c.d. passaparola positivo. Un comportamento etico, che si realizza sottoponendo i contratti di lavoro e di appalto stipulati all'esame di una commissione terza, imparziale, che ne giudica la legittimità. Ciò si riflette positivamente sull'ambiente, sugli interlocutori dell'azienda, sui clienti e sui fornitori che la scelgono come partner, ma anche sulle banche e sulle istituzioni e in particolare su quella parte di "attivisti sociali" che fungono da opinion leader e possono influenzare in maniera anche rilevante le percezioni del pubblico.
La comunicazione da parte dell'azienda dell'utilizzo della certificazione dei contratti fa sì che questi ultimi possano essere inseriti nel bilancio sociale, in un'ottica che porta l'impresa a divenire un operatore sociale responsabile che condivide con la comunità i benefici realizzati. L'istituto, fungendo da garante sul rispetto dei diritti del lavoratore, produce infine un effetto positivo sull'accettazione delle nuove formule contrattuali, realizzando al contempo l'effettiva flessibilità del mercato, necessaria per la competitività del sistema economico.